Prima assemblea di condominio convocata ad orari impossibili
Capita spesso, anzi è diventata un’abitudine, che nella convocazione di una assemblea di condominio, ma anche di una associazione o di una società, dove per legge sono previste maggioranze e numero minimo di condomini / soci partecipanti, la prima assemblea di condominio sia fissata ad orari impossibili (la mattina presto della domenica, un’ora di notte, e così via).
Il motivo più comune e anche più onesto è che spesso nell’assemblea di prima convocazione non si raggiunge il numero legale per deliberare e l’organo amministrativo che ha organizzato l’assemblea ha perso del tempo inutilmente.
In seconda convocazione, invece, si può deliberare anche senza numero minimo di partecipanti e quindi si procede agevolmente.
Ma si può ritenere lecita una assemblea di condominio se si fissa la prima riunione ad orari impossibili?
La risposta è negativa e, in tal caso, la seconda convocazione dovrà ritenersi come se fosse la prima, con tutte le conseguenze in termini di maggioranze e di eventuale nullità della delibera. Infatti, a detta della Cassazione, la data della prima convocazione dell’assemblea non può essere “formale”, ma deve effettivamente rendersi possibile per tutti.
La Cassazione ha detto infatti che «in tema di assemblea di condominio, la sua seconda convocazione è condizionata dall’inutile e negativo esperimento della prima, sia per completa assenza dei condòmini, sia per insufficiente partecipazione degli stessi in relazione al numero ed al valore delle quote. La verifica di tale condizione va espletata nella seconda convocazione, sulla base delle informazioni orali rese dall’amministratore, il cui controllo può essere svolto dagli stessi condòmini, che o sono stati assenti alla prima convocazione, o, essendo stati presenti, sono in grado di contestare tali informazioni».